Poemas traducidos al italiano


MAPPE

Traduzione Claudio Fiorentini

 

I

Cominciamo dal principio:
La Terra non è La Terra.
La mappa non è il territorio.
Il territorio non è la mappa.

Una mappa è un’immagine.
Una mappa è un modo di parlare.
Una mappa è un insieme di ricordi.
Una mappa è una rappresentazione proporzionale.

I quattro venti, i quattro fiumi, le quattro porte, i quattro pilastri della terra di cui parlano i miti non sono altro che i quattro angoli di una mappa.

Ogni mappa è un’immagine, un quadro, una metafora, una descrizione…
Ma non ogni descrizione, metafora, immagine o, si dà il caso, ogni quadro è – necessariamente- una mappa.
Però può arrivare ad esserlo.

 

II

Una mappa non è altro che –come disse il pittore Nabi Maurice Denis di tutti i quadri- una disposizione di forme e colori su una superficie bidimensionale.

Se tutto il territorio fosse omogeneo, in una mappa si segnerebbe soltanto il profilo dei limiti del territorio.

Non crescono alberi in una mappa.

Una mappa del mondo reale non è meno immaginaria di una mappa di un mondo immaginario.

 

III

Una mappa non è altro che una rappresentazione bidimensionale di un mondo tridimensionale che percorre un fantasma: il tempo.

Se abbiamo potuto mappare un mondo di tre dimensioni in due, deve essere possibile mappare un mondo di quattro in tre.

Con una mappa olografica si potrebbe mappare il tempo.

Così come la terra non cessa di cambiare con il tempo, la storia delle mappe non cessa di cambiare con la storia.
La nostra idea di spazio cambia come cambia la nostra idea di tempo.

 

IV

Ogni mappa comincia con un viaggio.
Ma, ogni viaggio comincia con una mappa?

La mappa sta al viaggio come il mito sta al linguaggio.

Le mappe, al principio, furono racconti di viaggio.
Poi le mappe furono paesaggi al filo dell’orizzonte: narrazioni visive.
Finalmente, viste a volo d’uccello: poemi geografici.

Una mappa è una manifestazione artistica della paura dell’ignoto.

 

V

Vedere la terra da sopra: arroganza di un dio impostato.

Nel principio le mappe della terra sempre furono accompagnate dalle mappe del cielo.
Poi le mappe rimasero senza cielo.
Andando avanti così, molto presto le mappe rimarranno senza terra.

La verità che si può dire non è la verità.
Le parole non sono cose che designano.
Le mappe della terra non sono la terra.
Le carte astrali non sono il cielo.

Un punto è un paese.
Una linea è un’autostrada.
Una superficie colorata è un paese.
Un volume deve essere una mappa della storia.

 

VI

Mappe esteriori: geografia.
Mappe interiori: psicografia.
Le porte sono i sensi
I limiti sono il corpo.

La morale che si deduce dalle mappe deve avere un nesso con un’idea di dominio o –nella migliore delle ipotesi- con un’idea di conservazione.

Quando si pensa nella relazione diretta che esiste tra le mappe, i guadagni, le guerre di conquista e il dominio del tempo, non si può che pensare al titolo di quel poema di Stephen Spender:
Un cronometro e una mappa di artiglieria.
Una mappa a misura dell’ambizione dell’uomo.
L’ambizione di un uomo a misura di un sistema di riferimenti.

Tutti i punti di riferimento in una mappa vedono in fuori.

 

VII

Le mappe sono ritratti ideali di nostra madre.

Le mappe ci guardano dritto in faccia quando rendono conto delle superfici.
Quando vogliono render conto delle profondità, ci guardano di sbieco.

Nell’infanzia della cartografia non era possibile -e, forse, neanche auspicabile- demarcare i territori della vigilia dei paesaggi dei sogni.

Cosa sono i colori di una mappa se non un sogno?

Il ricordo anestetizzato della nostra infanzia.
Le finestre aperte nell’ufficio del cartografo.
Una sorgente della più pura e semplice felicità.

 

VIII

Ogni mappa è un’isola.

Ciò che prima era un territorio selvaggio, ora è una mappa.

Ogni scrittura è frammentaria.
Ogni mappa è frammentaria.

Nelle mappe non si è percorso nulla.
Nella poesia non c’è nulla di scritto.

 


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